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I nuovi italiani tra giuramenti e regole ONU
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DELL'8 MAGGIO 2013
Qualche mese fa si è discusso parecchio della negazione per proseguire l’iter burocratico atto al riconoscimento della cittadinanza italiana da parte di un ragazzo Down, ora diventato maggiorenne, figlio di regolari immigrati stranieri, nato e cresciuto in Italia.
Vista la patologia è considerata persona non in grado di intendere e di volere e dunque non poter chiaramente avanzare la richiesta e prestare un regolare giuramento. (questo per la legge n.91 del 1992).
Per una nazione come la nostra che si considera all’avanguardia per i diritti di tutti e sbandiera il suo aiuto alle classi più deboli, questo è un atto molto grave.
Come è possibile che succedano queste cose se, con la legge 3 marzo 2009 n.18, l'Italia ha ratifica la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità?
Cosa recita la Convenzione ONU? “ Obbliga gli Stati firmatari a riconoscere alle persone con disabilità la libertà di movimento, il diritto di scegliere la propria residenza e anche quello di cambiare cittadinanza”.
Il nocciolo della questione: le persone con problemi intellettivi non possono “esprimere” la volontà di chiedere spontaneamente la cittadinanza italiana al compimento del 18° anno di età, e non possono farlo altre persone per loro.
Dopo vari tira e molla è intervenuto anche il Ministro degli Interni (sto parlando di febbraio u.s.) che ha assicurato il suo interessamento alla vicenda, nel modo più appropriato possibile.
Il problema non si deve risolvere seguendo i singoli casi ma si deve presentare un disegno di legge che vada a "regolare" il tutto rispettando la Convenzione ONU da noi ratificata.
Ogni cosa in Italia ha dei tempi biblici.
Pare che in Italia ci siano 10.500 alunni figli di immigrati con disabilità intellettiva, speriamo che, per quando diventeranno maggiorenni si sia trovata una soluzione.
La data della ratifica è avvenuta ben quattro anni fa, perchè non c'è stato subito un disegno di legge per “sistemare” l’incongruenza?
Non è pensabile che nessuna richiesta sia stata avanzata in questi anni prima del caso summenzionato.
Semplicemente penso che i genitori dei ragazzi “non ritenuti idonei” abbiano lasciato perdere, per non addentrarsi in spese legali e tempi "biblici" dei nostri Tribunali.
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